UNA PSICOTERAPEUTA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS Riflessioni e qualche consiglio utile

In questa guerra io non combatto in trincea; non sono medico e nemmeno infermiere.

Sto nelle retrovie, entro nelle case di chi si trova segregato, privato della propria libertà, isolato, a volte solo.

Faccio la psicoterapeuta e con i miei occhi virtuali entro nelle case di molte famiglie ai tempi del Coronavirus.

Cosa ho potuto osservare? Cosa succede veramente dentro le abitazioni di ognuno di noi?

La convivenza forzata in famiglia, a volte in spazi ristretti, enfatizza i problemi esistenti, i contrasti che prima venivano diluiti perché non ci si frequentava così assiduamente.

Però ci sono anche coppie che si ritrovano, che di fronte a questa difficoltà si sono stretti fra loro, concessi una tregua e hanno ridimensionato quei contrasti che avvelenavano la loro vita di relazione.

Ci sono i bambini a casa, fonte di stress e di gioia contemporaneamente, e la preoccupazione per gli anziani di famiglia.

Tra i miei contatti anche qualche persona che va a lavorare in trincea, quel personale sanitario che lascia ogni giorno a casa familiari preoccupati e scende in quei campi di battaglia che sono diventate le corsie degli ospedali. Personale sottoposto a stress emotivo e fisico per cui è fondamentale dare la possibilità di condividere le proprie emozioni.

Entro in contatto con la percezione delle persone e posso constatare come l’essere umano venga intaccato stando a lungo in contatto con la PAURA.

Sono i PENSIERI NEGATIVI, spaventosi, proiettati in un futuro incerto, senza controllo e senza tempi definiti, quelli che minano alla base la salute psichica delle persone. Il vero terrore lo produce l’IGNOTO.

Come fare a mantenere un equilibrio psichico in un momento di così grande incertezza?

INTERVENENDO SUI NOSTRI PENSIERI

Se impariamo a diventare consapevoli di quello che succede nel nostro cervello, riconoscendo quali EMOZIONI e REAZIONI provoca il nostro PENSIERO, si può intervenire con CONSAPEVOLEZZA e cercare di RIDURRE le situazioni che scatenano le EMOZIONI negative.

Per esempio, la mia testa lasciata libera di vagare comincia a produrre questi pensieri:

E se mi dovessi ammalare? Se succedesse ad un mio famigliare?Quanto tempo durerà? Ne usciremo mai? Se non dovessi farcela economicamente?

Tutte queste domande, che tentano di trovare una risposta al nostro (naturale e istintivo) bisogno di controllo della nostra vita, mettono in funzione il circolo vizioso della paura che scatena reazioni d’ansia e di angoscia, con il correlato fisico che ben conosciamo.

Per bloccare il meccanismo della PAURA è necessario diventare CONSAPEVOLI dei nostri pensieri, fare in modo che la nostra mente esca dalla MODALITÀ PILOTA AUTOMATICO. In questa modalità è come se il corpo stesse facendo una cosa e la MENTE un’altra.

La mente PASSIVA si lascia catturare dai pensieri NEGATIVI che hanno scarse possibilità di essere NOTATI COSCIENTEMENTE.

Se non riconosciuti possono assemblarsi in CONFIGURAZIONI che danno origine a SENTIMENTI di TRISTEZZA, PAURA e ANGOSCIA.

Quindi il primo PASSO è accorgerci dove ci sta portando la nostra MENTE e INTENZIONALMENTE riportarla al MOMENTO PRESENTE, concentrandoci in una attività MANUALE, o UTILIZZARE il CORPO ed il RESPIRO come centro dell’attenzione.

Un passo ulteriore:

NOTARE QUANDO I PENSIERI SONO IN CONFLITTO CON LA REALTÀ. Volere che la realtà sia diversa da quella che è a volte è IRREALIZZABILE.

Esempio : vorrei uscire di casa e andare a fare un giro in bici; vorrei andare a ballare con i miei amici; vorrei andare al mare; vorrei andare ad abbracciare il mio fidanzato, mia madre etc.

Tutti questi pensieri sono modi per VOLERE che la REALTÀ sia DIVERSA da quella CHE È. Tutto lo STRESS deriva dal CONTRASTARE CIÒ CHE È.

Quello che pensiamo non sarebbe dovuto accadere, DOVEVA accadere perché è ACCADUTO e niente al mondo può CAMBIARLO.

Ciò non significa APPROVARLO o CONDONARLO, significa riuscire a vedere le cose senza RESISTENZA e senza la confusione della LOTTA INTERIORE.

Come finirà? mi chiedono in molti al termine delle sedute…

La parola chiave è RESILIENZA.

Cercare di RIORGANIZZARE SPAZIO e TEMPO in famiglia.

Mantenere i contatti con l’esterno.

Avere informazioni da fonti attendibili, ma solo un paio di volte al giorno, senza farsi ipnotizzare da TG, PC e telefonini.

Sono convinta che se supereremo questo cambiamento e, ciascuno di noi ha le risorse per farlo, potremo ripensare a ciò che facevamo prima.

Potremo riformulare una scala di valori, riscoprendo cose che davamo per scontate e altre che non erano indispensabili.

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ADRIANA TREMOLADA

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