Credo che ad ognuno di noi sia capitato di ascoltare il racconto, da parte di un’altra persona, di un evento del passato vissuto da entrambi.
E di sorprendersi per il fatto che il ricordo non coincida o sia focalizzato su diversi particolari dell’accaduto.
Questo succede anche perché i ricordi NON riemergono, ma in un’opera di RIPESCAGGIO si FORMANO.
Quindi il ricordo che si forma può NON essere caratterizzato dall’accuratezza storica e dei contenuti.
Quello che sappiamo è che nella costruzione e nella selezione dei ricordi intervengono diversi fattori:
– gli interessi individuali e le attitudini;
– i bisogni;
– le credenze;
– soprattutto le PREOCCUPAZIONI e i PROBLEMI ATTUALI
Le memorie ricordate sono storie costruite soggettivamente e il materiale mestico può essere interpretato come metafora del vissuto attuale.
Partendo da questo presupposto, la rievocazione delle proprie memorie può implicare una nuova RIORGANIZZAZIONE e RILETTURA dell’ESPERIENZA.
Ha senso guardare al passato per comprendere, ma anche e soprattutto per TRASFORMARE le esperienze.
Indulgere mentalmente in negatività riguardo noi stessi, ad altri e soprattutto a situazioni del passato è un esempio evidente di COLTIVAZIONE DELL’INFELICITÀ.
Le negatività sono tali perché COLTIVATE, AFFERRATE, ARRICCHITE dal continuo riferimento al passato che ci ha ferito.
Riconoscere che i nostri ricordi sono influenzati da quello che siamo oggi e che NON SONO NOI, NÈ LA REALTÀ, può liberare dai pensieri distorti e dalla sofferenza che essi creano e conferirci una maggiore lucidità e la sensazione di poter gestire meglio la nostra vita.